venerdì 24 settembre 2010

QUANDO CALIGOLA NOMINO’ SENATORE IL SUO CAVALLO

Secondo un tradizionale racconto, l’imperatore romano Caligola, per esprimere il suo totale disprezzo per il Senato, nominò senatore il proprio cavallo, di nome Incitatus.
Questo episodio, fra i più noti della storia romana, ripreso dagli storici Svetonio e Cassio Dione (che però parlano della nomina del cavallo a console), mi è tornato alla mente leggendo il recentissimo volume “Se li conosci li eviti” di Peter Gomez e Marco Travaglio.
Il volume, pubblicato in occasione delle elezioni politiche del 13 e 14 aprile, racconta le malefatte di una lunga serie di candidati, appartenenti a tutti gli schieramenti politici.
Secondo il loro sistema ormai ben conosciuto, Gomez e Travaglio mettono soprattutto in evidenza i precedenti giudiziari dei candidati, le inchieste di cui sono stati fatti oggetto e le condanne riportate.
Ma il capitoletto riguardante la lista dei somari è stata la parte del libro che mi ha colpito di più.
Gli abissi di ignoranza svelati dagli onorevoli somari hanno dell’incredibile.
C’è chi ha fatto di Caino il figlio di Isacco anziché di Adamo, chi ha affermato che la gravidanza di una donna dura 28 giorni, chi ha attribuito al Papa il nome di Giovanni Paolo VI ovvero di Bonifacio, chi ha fatto risalire la scoperta dell’America al millesettecento, chi ha collocato la Rivoluzione francese nella seconda metà dell’ottocento (in contemporanea con l’unità d’Italia), chi ha confuso il Darfur con i fast food e l’ETA con l’Eire, chi, infine, ha definito l’effetto serra come il raffreddamento del pianeta.
Il capitolo del libro di Gomez e Travaglio dovrebbe ora essere aggiornato. Secondo i quotidiani del 5 aprile, Silvio Berlusconi (già noto alle cronache per aver attribuito la fondazione di Roma a Romolo e Remolo) ha affermato che San Pietro (e non già San Paolo) fu folgorato sulla via di Damasco. Né, sempre secondo i giornali del 5 aprile, i manager sono da meno dei politici: secondo un rampante dirigente della Telecom (pagato quasi 900.000 euro l’anno), a Waterloo Napoleone ottenne una brillante vittoria.
In attesa che qualche dirigente politico o industriale ci informi in ordine alla strepitosa vittoria delle truppe italiane a Caporetto o al trionfale ingresso di Hitler a Stalingrado, non resta che riflettere su questa ignoranza così spudoratamente ostentata. In taluni casi, si sarà certamente trattato di un lapsus (ovvero di un “copsus” come l’ha definito un altro onorevole somaro), ma tutto questo non depone certamente a favore della classe dirigente del paese.
Eppure solo qualche anno fa non era così. Deputati e senatori erano generalmente persone che si erano distinte nella loro attività professionale, avevano una buona conoscenza della storia recente, dei principi del diritto costituzionale, delle nozioni fondamentali di economia.
Le forze politiche (e i sindacati) si ponevano il problema della formazione della loro classe dirigente o dei quadri dirigenti, come allora li chiamavano (i più anziani hanno certamente sentito parlare delle scuole di partito della Camilluccia e delle Frattocchie, o della scuola della CISL di Firenze) e le sezioni dei partiti, pur con tutti i loro limiti, erano palestre che educavano alla vita politica ed alla democrazia. Personalmente ho il ricordo di quanto ebbe a raccontarmi il compianto onorevole Bardelli che, pur nella distinzione delle posizioni politiche, mi faceva l’onore di considerarmi un amico: ogni mese il Comitato centrale del P.C.I. gli inviava a casa un pacco di libri (di politica, di economia, di storia, ma anche di letteratura), che il partito riteneva dovessero essere letti dai dirigenti, che avevano l’obbligo di essere colti, aggiornati ed informati.
Quando la legge elettorale (con cui si votò nelle elezioni del 1994, 1996 e 2001) prevedeva i collegi uninominali, i candidati dovevano essere persone presentabili, altrimenti ben difficilmente avrebbero ottenuto il consenso degli elettori. Anche il vecchio sistema delle preferenze (con il quale si votò, per la Camera dei deputati, dal 1948 al 1992), la figura del candidato era importante.
Nonostante le “cordate” e le campagne elettorali dispendiosissime, ben difficilmente un onorevole somaro avrebbe ottenuto il consenso necessario per essere eletto.
Dal 2006, come si sa, la legge elettorale è cambiata. Il sistema che è stato definito “porcellum” (previsto dalla Legge 21 dicembre 2005 n. 270) ha eliminato in radice qualsiasi possibilità di scelta dell’elettore, sia attraverso il voto di preferenza che nel collegio uninominale. L’elezione è determinata esclusivamente dalla posizione del candidato nella lista, posizione che è scelta dal partito al momento della composizione della lista stessa.
Ne consegue che anche un onorevole somaro, purchè collocato in posizione utile nella lista, può facilmente essere eletto.
Nè la sua ignoranza può nuocergli nella compagna elettorale, perché, con questo sistema, i candidati sono sostanzialmente esentati dall’obbligo di partecipare alla campagna elettorale, che è rimasta prerogativa pressoché esclusiva dei leaders nazionali.
Non è facile, quindi, per l’elettore difendersi dagli onorevoli somari e dalla arrogante pretesa dei loro partiti di farli entrare a Montecitorio e a Palazzo Madama.
L’unica possibilità è quella di cambiare partito, soluzione che però potrebbe essere inadeguata, perché gli onorevoli somari sono equamente distribuiti fra tutte le formazioni politiche.
Non mi nascondo che questa situazione può indurre, negli elettori, una crescente frustrazione: sarà, quindi, interessante vedere quale sarà la dimensione dell’astensionismo, nonché il numero delle schede bianche e nulle.
Con sconforto si deve dire che almeno Caligola volle in Senato un purosangue, mentre, duemila anni dopo, le aule parlamentari risuoneranno dei ragli di molti somari.
Ma non saranno certo costoro a risolvere i problemi del paese, se è vero il detto popolare per cui il raglio d’asino non sale al cielo.

(articolo pubblicato sul quotidiano "La Cronaca" nell'aprile 2008)

2 commenti:

  1. Caligola nominò Console il suo cavallo, per umiliare i Senatori !!!

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  2. Secondo un tradizionale racconto, l’imperatore romano Caligola, per esprimere il suo totale disprezzo per il Senato, nominò senatore il proprio cavallo, di nome Incitatus.
    Questo episodio, fra i più noti della storia romana, ripreso dagli storici Svetonio e Cassio Dione (che però parlano della nomina del cavallo a console),

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