venerdì 24 settembre 2010

DA ROMA A LISBONA, CONTINUA IL DIFFICILE CAMMINO DELL’EUROPA.

Il 13 dicembre 2007 (data beneaugurante, almeno per gli italiani del nord) i Capi di Stato e di governo dei ventisette paesi appartenenti all’Unione europea hanno sottoscritto solennemente a Lisbona il Trattato che modifica il Trattato sull’Unione europea e il Trattato istitutivo della Comunità europea.
In questo modo, l’Unione europea ha cercato di lasciarsi alle spalle lo stallo conseguente alla mancata ratifica del Trattato che adottava una Costituzione per l’Europa (firmato a Roma il 29 ottobre 2004). Come si ricorderà, l’esito negativo dei referendum svoltisi in Francia ed in Olanda, tra la fine di maggio ed i primi di giugno del 2005, aveva determinato il sostanziale arresto del processo di ratifica del Trattato costituzionale da parte degli Stati membri.
La crisi apertasi a seguito dei referendum francese ed olandese è stata certamente tra le più gravi che il processo di integrazione europea abbia conosciuto dal lontano 1951, quando fu firmato a Parigi il primo dei Trattati, quello che istituì la CECA, la Comunità europea del carbone e dell’acciaio. Una crisi paragonabile a quella del 1954 quando la mancata ratifica, da parte dell’Assemblea nazionale francese, del Trattato che istituiva la CED, la Comunità europea di difesa, bloccò sul nascere qualsiasi prospettiva di integrazione politica, che appariva, allora, a portata di mano.
Il risultato della firma del Trattato di Lisbona, dopo la battuta d’arresto subita dal processo di ratifica della Costituzione europea, è di non poco momento.
Si tratta, però, di un compromesso fra una semplice revisione dei Trattati (come quelle operate in passato con i Trattati di Maastricht, Amsterdam e Nizza), ed una revisione intesa a creare (come con il Trattato di Roma del 2004) una Costituzione europea.
Il nuovo Trattato (che, come già si è detto, modifica i Trattati sull’Unione europea e della Comunità europea) assumerà la nuova denominazione di Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (Trattato FUE). Il Trattato di Lisbona non sostituisce un nuovo ed unico testo agli attuali Trattati, ma integra nei Trattati stessi le innovazioni già contenute nella Costituzione.
I contenuti essenziali del Trattato costituzionale, quindi, rimangono, ma non si parla mai, nel nuovo testo, di Costituzione. Come è stato argutamente detto, “il gatto è sul cuscino ma io non credo ci sia”.
Il Trattato entrerà in vigore il 1° gennaio 2009, a condizione che, per tale data, sia terminato il processo di ratifica da parte di tutti gli Stati membri.
Altrimenti, l’entrata in vigore avverrà il primo giorno del mese successivo all’ultima ratifica.
Gli Stati membri hanno deciso che il nuovo Trattato entri rapidamente in vigore, in quanto nel 2009 si eleggerà il Parlamento europeo e dovrà essere nominata una nuova Commissione, adempimenti che si vorrebbe fossero realizzati secondo le nuove regole approvate a Lisbona.

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La mancata ratifica del Trattato costituzionale firmato a Roma ha comportato l’abbandono, come già si è detto, dell’idea di una nuova stesura organica del Trattato. Nel Trattato di Lisbona non si parla più neppure dei simboli europei, bandiera ed inno (che continuano ad esistere, pur senza essere inseriti nel testo: si tratta della bandiera con dodici stelle e dell’”Inno alla gioia” di Beethoven).
Nel testo del nuovo Trattato sono stati conservati, come già si è accennato, i tratti fondanti del Trattato costituzionale, che si possono ora rapidamente esaminare.
All’Unione europea, che succede alla Comunità (definitivamente eliminata come soggetto), viene attribuita personalità giuridica. E’ definito, poi, con maggiore chiarezza, il riparto delle competenze tra Unione e Stati membri.
Diverse innovazioni riguardano, inoltre, le istituzioni, a partire dal Consiglio europeo. Di tale organismo cambia la disciplina della presidenza. Il nuovo Trattato dispone che “il Consiglio europeo elegge il presidente a maggioranza qualificata per un mandato di due anni e mezzo, rinnovabile una volta”. Il prolungamento del mandato, rispetto ai sei mesi attuali, e l’elezione interna, che sostituisce la rotazione, rafforzano la presidenza e, quindi, la capacità di azione dell’Unione.
Non a caso si sta già parlando delle candidature alla presidenza dell’Unione.
Quanto al voto all’interno del Consiglio, vi è stata una riduzione delle ipotesi in cui è prevista l’unanimità, con l’estensione dei casi in cui il Consiglio può decidere a maggioranza qualificata.
Innovazioni vi saranno anche nella composizione della Commissione.
A partire dal 1° novembre 2014, la Commissione sarà composta “da un numero di membri, compreso il presidente e l’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, corrispondente ai due terzi del numero degli Stati membri”; i commissari saranno “scelti tra i cittadini degli Stati membri in base ad un sistema di rotazione assolutamente paritaria tra gli Stati membri che consenta di riflettere la molteplicità demografica e geografica degli Stati membri”.
Assai significative sono anche le disposizioni riguardanti il Parlamento europeo. Il numero dei parlamentari è stato fissato in 751. Si sono, altresì, accresciuti i poteri del Parlamento, in quanto la procedura di “codecisione” fra il Parlamento ed il Consiglio europeo, che vengono posti su di un piano di sostanziale parità, è indicata dal Trattato di Lisbona come la “procedura legislativa ordinaria”.
E’, infine, da dire della tutela dei diritti fondamentali a livello comunitario. Le norme della Carta di Nizza non sono state ricomprese nei Trattati, ma alla stessa viene riconosciuta efficacia giuridica, con la seguente disposizione: “l’Unione riconosce i diritti, le libertà e i principi sanciti nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea del 7 dicembre 2000, adottata il 12 dicembre 2007 a Strasburgo, che ha lo stesso valore giuridico dei Trattati”.
In una dichiarazione, allegata al Trattato di Lisbona, si afferma, infine, la prevalenza del diritto comunitario sul diritto degli Stati membri, principio la cui applicazione sinora era stata lasciata nelle mani della giurisprudenza della Corte di Giustizia (e delle Corti supreme degli Stati membri).
In conclusione, come ha osservato la rivista “Corriere giuridico”, nel commentare a caldo il Trattato di Lisbona, “il processo di integrazione comunitaria, comunque, continua: anche se l’Europa è senza Costituzione. E’, d’altra parte, lo stesso preambolo della Costituzione ad affermare che l’Europa è una grande avventura, e dunque come tale, con quello spirito, va vissuta”.

(articolo pubblicato sul quotidiano "La Cronaca" nel marzo 2008)

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